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Storia del Ciad

L'arrivo dei francesi



Non appena arrivarono e assunsero il controllo del paese, i Francesi iniziarono ad andarsene, facendo del Ciad la più trascurata di tutte le colonie dell'Africa francese. Ma nonostante le defezioni, lo spirito coloniale francese sopravvisse. I Francesi concentrarono i loro sforzi nel fertile sud, dove crearono piantagioni di cotone, istituirono un'imposta di capitazione e imposero un sistema di quote. Se nel nord non furono mai ben accetti, ben presto persero la loro popolarità anche nel sud. Durante la seconda guerra mondiale gli abitanti del nord, cui non erano state offerte le stesse opportunità di studiare degli abitanti del sud, persero anche la fascia di Aozou, lungo il confine settentrionale con la Libia. Quando il Ciad ottenne l'indipendenza nel 1960, il paese era controllato dai meridionali, cosa che infastidiva non poco gli abitanti del nord, che vedevano gli Africani neri o come sottoposti o come schiavi, ma non certo come leader. L'indipendenza arrivò in un periodo di instabilità politica e di debolezza economica e, con le ondate di siccità che si susseguirono nel paese a partire dagli anni Sessanta, la situazione non poté far altro che peggiorare. Il malcontento generale si trasformò in guerra civile. Il governo degli Africani neri bandì i partiti dell'opposizione e perpetrò omicidi di massa. Alle proteste seguirono nuove stragi. Passando da una repressione militare a un tentativo di colpo di stato, il Ciad si trovò così nella stessa situazione dei paesi del nord francofono e dell'Africa centrale.
Nel 1968 le truppe francesi vennero chiamate in causa per fermare i combattimenti tra il governo e un gruppo di guerriglieri chiamato Frolinat. La situazione rimase però invariata e nel 1971 intervenne anche la Libia, fornendo armamenti ai ribelli. Il governo tentò quindi di sedare i rivoltosi rilasciando i prigionieri politici. Accettò anche l'offerta del leader libico Gheddafi, che promise di non appoggiare oltre i guerriglieri se il Ciad avesse ritirato le proprie rivendicazioni sulla fascia di Aozou. Il leader del Ciad, Tombalbaye, approvò l'operato del governo, ma in seguito perse la ragione e in preda a una furia voodoo e nazionalistica costrinse l'intera popolazione a cambiare i propri nomi con nomi africani tradizionali e sottopose gli impiegati statali e i militari a riti di iniziazione yondo tipici della sua tribù. Chiunque si fosse rifiutato sarebbe stato giustiziato per direttissima.
Tombalbaye si vantava spesso di essere sopravvissuto a più attentati di qualunque altro leader africano, ma nel 1975 la fortuna lo abbandonò e durante un colpo di stato militare fu assassinato. A questo punto le cose si complicarono davvero. Gheddafi ricominciò a fornire armamenti al Frolinat, ma l'organizzazione era dilaniata da lotte intestine. I ribelli arabi diedero vita a tre o quattro gruppi scissionisti, uno dei quali capeggiato da Hissène Habré. Questi fu espulso dal Frolinat e continuò a combattere con il suo esercito composto da 500 persone. La Libia incrementò gli aiuti e il Frolinat arrivò a 250 km da N'Djamena. Ma intervenne nuovamente la Francia, che sconfisse il Frolinat e instaurò un duplice comando, con Habré in qualità di presidente e il capo di un'altra tribù, Malloum, come capo di stato. Quando la Francia si ritirò, la situazione, già precaria, precipitò. Nella lotta per il potere tra Habré e Malloum, nel 1979, persero la vita migliaia di persone. La Francia chiese allora le dimissioni di entrambi i leader e la pace fu restaurata per alcuni mesi. Tuttavia, con la capitale occupata da ben cinque eserciti diversi, non passò molto tempo che si ricominciò a combattere. La seconda 'battaglia di N'Djamena' fu vinta da un esercito di 2000 persone addestrate in Libia. Il nuovo governo filolibico durò sei mesi, fino a quando, nel 1982, le truppe di Habré marciarono nuovamente vittoriose sulla città.
Il Frolinat, respinto verso nord, era ancora attivo quando nel 1985 il suo leader fu arrestato dalle autorità libiche per tentato tradimento. Pian piano tutti i ribelli iniziarono a combattere contro la Libia, trasformando la guerra civile in un conflitto internazionale. Con l'appoggio della Francia e degli Stati Uniti, i Ciadiani respinsero i Libici sui Monti Tibesti. Gheddafi firmò un accordo con il quale rinunciava alla fascia di Aozou, ricca di minerali, e apparentemente la guerra finì. Tuttavia, quando esplose un aereo proveniente da N'Djamena con a bordo, fra gli altri, la moglie dell'ambasciatore statunitense, molti ritennero responsabile la Libia.
Benché valoroso in combattimento, Habré non era altrettanto abile come leader nazionale. I suoi consiglieri più fidati, delusi dalla sua condotta, complottarono per destituirlo e verso la fine del 1990 Habré fu sostituito da Idris Déby, un consigliere militare. Il giorno prima di lasciare il paese, in un momento di follia omicida, il volubile Habré ordinò l'esecuzione di 300 prigionieri politici. Attualmente Habré si trova in esilio in Senegal, ma all'inizio del 1992 è riuscito a rientrare per un breve periodo nel Ciad, conquistando due città vicino al Lago Ciad prima che le truppe governative e i paracadutisti francesi riuscissero a respingerlo. Fra il 1992 e il 1993 ci furono cinque tentativi di colpo di stato e numerose repressioni. Durante una di queste, a seguito di un massacro presumibilmente perpetrato dalle truppe governative, 15.000 civili fuggirono nella Repubblica Centrafricana. Oggi, sotto il pragmatico presidente Déby, in tutto il Ciad regna qualcosa che assomiglia all'ordine. Esistono ancora numerosi punti caldi lungo le frontiere e i sostenitori dei diritti dell'uomo continuano a deplorare il comportamento della polizia non ufficiale, che spara ai criminali per ucciderli, e a preoccuparsi per il numero di persone scomparse e per le esecuzioni per direttissima, ma il Ciad sembra avviato verso un periodo di rara stabilità.

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